Cantello e Grasso

Due borghi che raccontano dei tempi passati

CANTELLO

Nella frazione spicca la pittoresca casa di Giovan Antonio Annovazzi, datata 1751 la cui parete è decorata con composizioni floreali e una cornice di portale. L’abitazione adiacente il caratteristico portico presenta un affresco del 1558 raffigurante la Madonna in trono con Bambino tra i Santi Antonio e Sebastiano, probabilmente di scuola Baschenis. Gli abitanti erano soliti radunarsi nella piccola piazzetta, sotto lo sguardo della Madonna, e trascorrere le domeniche tra vari giochi o sfide: la più seguita era senz’altro il tiro al piattello.

Anche Cantello non sfugge al flagello della peste. Per evitare la diffusione del contagio i malati dettavano le loro volontà nei cortili. L’abitante Giacomo Basino fu Pietro Annovazzi fa testamento, seguito da quello dei fratelli Bernardo e Andrea fu Pietro Andriolo Annovazzi e del loro padrino Andrea fu Ambrogio Annovazzi. Lasciano 300 lire da distribuire alle famiglie di Valtorta e 200 lire per costruire una chiesetta a Cantello o realizzare un quadro con San Rocco, protettore degli appestati. La chiesetta fu effettivamente costruita ed è tuttora visibile. San Carlo Borromeo, durante la sua visita del 1556, la definisce Oratorio della Purificazione.

Nel 1611 Federigo Borromeo annota che le famiglie erano in difficoltà a raggiungere la parrocchiale per ricevere i sacramenti e quindi si rese necessario ampliare l’oratorio abbattendone la facciata e acquistando il terreno adiacente di proprietà della famiglia Dognetti. Da questo edificio ancora oggi ha inizio il caratteristico corteo del carnevale ambrosiano che, toccando tutte le frazioni, termina nel centro di Valtorta attorno ad un falò. Altra ricorrenza è la celebrazione di San Rocco il 16 agosto. In occasione di questo evento religioso i residenti dediti alla pastorizia tornavano dalle loro baite e gli emigranti rimpatriavano. Tutti si ritrovavano la sera intorno ad una fisarmonica la  cui musica allegra accompagnava canti e balli.

 

GRASSO

Borgo ameno e soleggiato, sorge lungo una delle varianti della Via del ferro verso la Valsassina. Un tempo era attraversato da una delle tante mulattiere che collegava i borghi al paese, la strada carreggiabile fu completata solo nel 1968.

Anche Grasso fu luogo di emigrazione, inizialmente stagionale, praticata soprattutto da boscaioli che raggiungevano il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Francia e la Svizzera. In inverno facevano ritorno e con i loro guadagni contribuivano al sostentamento della famiglia.

Dal dopoguerra invece interi nuclei familiari emigrarono soprattutto verso le aree industriali della bergamasca e del milanese, lasciando solo gli anziani a custodire i pochi animali e le vecchie case. Figura particolare della frazione è quella di Annovazzi Paolo che forgiava e produceva utensili in ferro, principalmente coltelli, e firmava le sue lame con la sigla APV (Annovazzi Paolo Valtorta). Una sua collezione è visibile presso il ristorante “Tre signori” del paese.

 

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