Itinerari – Arte&Cultura “Nel cuore dell’antica Valle Averara”

Tempo di percorrenza: h 1,30 circa
Dislivello in salita: m 180 circa
Quota massima: m 800 (località Scandoi)
Difficoltà: E (Escursionisti)

La partenza

L’itinerario prende le mosse dalla Chiesa parrocchiale di S. Giacomo Maggiore, presso il Municipio (m 653; parcheggio), che al pari dell’antica Chiesa di S. Brigida presenta un portico ricco di affreschi quattro cinquecenteschi tra i quali spicca la Torre della Sapienza del 1446, un originale schema mnemonico contenente istruzioni dottrinali e catechistiche.

L’edificio, ricostruito nel Settecento, conserva al suo interno notevoli opere d’intarsio di Antonio Rovelli un organo Serassi del XVIII secolo e numerosi dipinti.

Una particolare menzione merita quello di un anonimo che tra le immagini sacre ha inserito un dettagliato e prezioso disegno dell’Averara seicentesca, con la Torre della Fontana e il Castello ancora integri, le caratteristiche case allineate della contrada Costa, la Strada porticata e, in primo piano, la parrocchiale prima delle trasformazioni del secolo successivo.

La notevole concentrazione di antichi e pregevoli edifici rivela l’importante ruolo di Averara nel passato: essa fu infatti capoluogo dell’omonima comunità di valle, sede del vicario e della Dogana veneta prima della costruzione della Strada Priula.

Dal sagrato si imbocca Via Lungo Valmora e in breve si è al ponte sul Torrente Acqua Nera, un tempo confine tra le contrade dell’attuale centro, donde si prosegue a sinistra lungo Via Centro.

La Torre della Fontana e il Castello

Fatti circa 80 metri si prende a destra Via Piazzola, una larga mulattiera che sale in breve all’omonima località. All’altezza della fontana si prende a destra l’ampia strada in pietra che in graduale ascesa si raccorda a Via della Torre, tocca il Bacino idrico del Pozzol e raggiunge i resti della Torre della Fontana (m 683), in bella posizione panoramica. Il rudere, del XIII-XIV secolo, costituisce unitamente alla dirimpettaia Torre della Corna una delle più belle e note testimonianze dell’incastellamento altobrembano.

La sua funzione era quella di proteggere la sottostante omonima contrada e, unitamente all’altra, di controllare i movimenti lungo le strade, in particolare tra l’alta Val Mora, Olmo e Piazza Brembana.

La strada pedonale si attesta poco sopra, in località Castello (m 705), ove sul panoramico dosso sorgeva un fortilizio del XIII secolo di cui oggi si conservano alcuni significativi resti.

L’itinerario continua a salire e imbocca la bella mulattiera che serve le antiche case della Costa, tipicamente allineate lungo la panoramica e soliva displuviale.

Tra Val Tomaso e Val Grassa

A monte della contrada il tracciato piega verso destra ed entra nel bosco, ove poco dopo si triforca: il ramo maggiore piega decisamente a sinistra e raggiunge i pascoli di Cantedoldo toccando le località Vidischì, Teggia di mezzo (Tégia de mès) e Grasselli, il ramo centrale sale ai Roncai e quello di destra, in piano, mena sul fondo della Val Tomasa.

Lungo quest’ultimo si giunge in breve a un ponticello ligneo e poi a un bivio: stando alti a sinistra si traversa un bosco neoformato che avvolge i resti di una selva castanile e, più sopra, i ruderi delle Baite Scandoi (m 800 circa).

L’abbondante presenza del castagno rivela una condizione pedoclimatica particolarmente favorevole alla specie, che in Val Mora trova uno dei siti più settentrionali della sua diffusione provinciale.

La storica coltivazione del frutto, un tempo prezioso alimento delle popolazioni rurali montane, è attestata dalla presenza del toponimo “Castegnù”, a monte della contrada Costa, e di alcuni soggetti secolari innestati.

Su tutti spicca quello posto sopra i campi dell’Azienda Agricola Soluna, che presenta una circonferenza del fusto di 600 cm ed è annoverato tra gli alberi monumentali della bergamasca.

Con un bel traverso in piano si supera la costa, presidiata da un massiccio edificio in rovina, si trascura la diramazione che a sinistra sale al Cost olt e ci si porta presso il fondo della Val Sambughera (o Grassa), in corrispondenza di un nuovo bivio.

Lasciata la mulattiera che va in piano, si cala decisamente a destra lungo una stradella e in breve si raggiungono le contrade Sommavalle e Bastianelli, dagli eloquenti nomi. In prossimità della sottostante contrada Valle si lascia la carrabile per una breve mulattiera che scende a sinistra, sottopassa un portico e sbuca nell’amena piazzetta dell’abitato (m 693), ove fa bella mostra di sé una fontana con lavatoio. La fattura degli antichi edifici in pietra, alcuni databili al XIV-XV secolo, la loro mole e peculiare collocazione dicono di un passato florido e importante, legato alla trama viaria sovra comunale che un tempo caratterizzava questo tratto di versante e le sue molte contrade.

Lavaggio e Redivo

Una bella stradella in piano supera la vallecola e mena a Lavaggio, un pugno di antiche case ove la carrabile lascia il posto ai tracciati pedonali di cui un tempo era un importante presidio.

L’itinerario prosegue alla volta della Chiesetta di S. Rocco, collocata sul vicino dosso in posizione isolata e dominante. La scaletta che la raggiunge lascia il posto a un evidente sentiero che aggirando il colle scende al Puntisel del Romol, sul fondo della Valle Grassa, lungo la mulattiera che unisce le contrade Romolo e Valle.

Una volta sul ponticello si riprende a salire, su un sedime all’inizio poco visibile, tra prati in abbandono e boschi neoformati, sino a sbucare tra le case di Valle.

Piegando poi a sinistra ci si porta in piano verso l’antico borgo di Redivo, raccolto sull’ennesimo dosso della movimentata pendice e introdotto da uno degli edifici più singolari dell’Alto Brembo: Casa Bottagisi (m 707). A lungo indicata come Dogana Veneta, quest’imponente dimora del XV-XVI secolo presenta un caratteristico fronte dominato da una scala lignea foggiata a tripla “V” che nella porzione inferiore si interpone a due avancorpi porticati in muratura.

L’edificio fu realizzato in almeno tre fasi, di cui la seconda finalizzata a dotarlo di un ampio portico probabilmente asservito a funzioni commerciali. Da Redivo, ove spicca anche la Chiesetta di S. Pantaleone, del XV secolo, si scende lungo Via Redivo in direzione del centro del paese.

La Strada porticata, simbolo di Averara

Guadagnato il lato destro della Val Tomasa ci si porta lungo l’omonima via sulla sottostante S.P. 8 (cimitero) e da qui, in piano verso destra, all’imbocco della Strada Porticata, nel cuore della Contrada Fontana. Il lungo tracciato coperto, d’impianto medievale, un tempo cruciale punto d’incontro delle maggiori strade dell’alta valle e dei mercanti che le percorrevano, è uno dei simboli storici e architettonici di Averara e dell’Oltre Goggia. I suoi luminosi archi, il pavimento in pietra e la soffittatura lignea, gli stemmi e i fregi che ne ornano le pareti, gli affacci delle ex botteghe e officine sono rimasti quelli di una volta e offrono la straordinaria suggestione di un viaggio a ritroso nel tempo.

Al temine della lunga galleria ci si trova nuovamente presso il ponte sul Torrente Acqua Nera, da dove in breve si torna alla Prepositurale di S. Giacomo.

Fonte: Stefano D’Adda, Marco Dusatti, 2015 – Borghi, Chiese ed edifici storici, guide di Altobrembo – Volume I

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