Malghe d’Altobrembo

Sin verso la metà del secolo scorso tutte le aree d’alta quota in qualche modo utilizzabili per il pascolo dei bovini erano ricomprese nel perimetro delle malghe.

Quasi ovunque il sovraccarico animale obbligava a utilizzare ogni minima risorsa foraggera, anche la più infima e scomoda, e laddove non giungeva la bocca degli animali toccava al falcetto recuperare le residue manciate di fieno magro.

La grande fame d’erba spingeva la pratica del pascolo anche fuori dal perimetro delle malghe, nei boschi cedui e negli incolti, spesso molto vasti, di proprietà comunale, in forme individualistiche e per lo più di mera sussistenza. A quegli intensi prelievi si devono le pendici in parte denudate ancor oggi visibili in alcune aree, sopratutto in Val Torta.

Nella Valle dell’Olmo il pascolo alpestre era suddiviso in 38 malghe, che ne coronavano quasi continuativamente la testata.

Quelle attualmente caricate, e più o meno intensamente utilizzate, sono 34, quasi in toto raccolte in area alpina, su substrati silicatici, ove l’acqua è abbondante e le morfologie favorevoli.

Le 4 malghe dismesse disponevano al contrario di pascoli ristretti, disagevoli e di scarsa qualità.

La loro superficie assomma a 4.720 ettari e costituisce quasi 1/3 di quella della valle.

Le aree pascolate e pascolabili sono però assai meno estese di un tempo a causa del minore, e talvolta veramente modesto, carico animale.

I pascoli più magri, accidentati e scomodi sono infatti da tempo abbandonati e in parte riconquistati dall’arbusteto e dal bosco.

L’area a pascolo si è così ridotta a circa 1/3 di quella totale.

 

Tratto da: “Le guide di Altobrembo, volume III – Malghe e alpeggi”, a cura di Stefano D’Adda e Marco Dusatti

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