Agricoltura & Mestieri “Intorno a Mezzoldo tra prati, contrade e antiche strade”
Tempo di percorrenza: h 3 circa
Dislivello in salita: m 320 circa
Quota massima: m 1.140 (Stalla alta ai Piazzoli)
Difficoltà: E (escursionisti)
La partenza
Dal Municipio (m 875; piccoli parcheggi) si sale verso Nord lungo Via Bonandrini seguendo il cinquecentesco tracciato della Priula.
Sino alla costruzione dell’attuale provinciale, che ancora nel 1953 si fermava a Mezzoldo e solo nel 1966 raggiunse il Passo S. Marco, quest’antica strada (che prende il nome dal suo ideatore, il podestà veneto Alvise Priuli), costituì la più importante e comoda via di accesso al crinale orobico e alla Valtellina dalla Val Brembana.
In breve si lascia la Priula e si prende a sinistra Via Bereri, che in piano conduce al suggestivo portico di Cà Bereri (Bérér), nel cuore dell’omonima contrada.
Tra Sparavera e Soliva, lungo la Via del Ferro
Toccata la fontana pubblica, datata 1873, si supera il blando solco della Val Caraina (Caravina), per poi attraversare in piano l’antica contrada Cà Maisetti (Misécc) e sbucare sulla Mezzaröla, una bella strada pedonale che pianeggia tra prati e boschi raggiungendo la costa e poi la carrabile che sale alle contrade Sparavera e Soliva, nostre prossime mete.
La si segue verso destra, tra begli scorci panoramici, ritrovando di lì a poco la carrabile e poi salendo con due tornanti sino a raggiungere l’abitato di Sparavera (m 955), già citato nel XIV secolo.
Il piccolo borgo, tra i meglio conservati dell’Alta Valle Brembana, si presenta quasi asserragliato e tutto raccolto lungo la strada pedonale che lo attraversa in piano e che si distende lungo una delle direttrici della Via del Ferro. Piccoli ballatoi lignei (lòbie) dotati di pertiche e graticci per l’essiccazione dei cereali rivelano la passata presenza di campetti a seminativo che al limite della loro convenienza colturale rompevano il dominio del prato.
Sempre seguendo la strada mulattiera, che a tratti si fa meno evidente e assume le fogge di semplice sentiero, si pianeggia traversando nuovamente la carrabile per poi giungere, oltre la larga costa, alla contrada Soliva, dall’emblematico nome. La si attraversa piegando a destra in piano e sotto passando un portico, per poi raggiungere l’omonima fontana.
Dai Piazzoli ai Ronchi
Qui si lascia il tracciato maggiore, che continua in piano verso Sud, per una mulattiera che sale decisa a destra nel bosco. Dopo alcuni tornanti la si lascia per un largo sentiero che si stacca verso sinistra e in breve raggiunge una vasta area prativa. Si sovrapassa una baita ristrutturata e in breve si raggiunge la località Cepa, ove il sentiero si unisce alla Strada consorziale dei Piazzoli (abbeveratoio), anch’essa forse facente parte delle direttrici “elevate” della Via del Ferro.
Toccata la Baita La Piana, che dice della morfologia del sito, si sale gradualmente verso Nord-Ovest sino alla Stalla Alta (m 1.140), ove si incrocia il largo sentiero che sale alla dorsale pascoliva di Cantedoldo e Gambetta (segnavia CAI 113).
Seguitolo a destra, in discesa, in breve si raggiunge la località Baitone e l’ennesimo bivio: trascurato il segnavia 113 si va in piano a sinistra, avviando una lunga traversata tra i boschi che colonizzano le pendici a monte del paese.
I soprassuoli forestali, e in particolare le fustaie dominate dal peccio, sono stati per secoli il “forziere” di Mezzoldo: dalle vaste proprietà comunitarie e comunali, oggi in larga parte sottese dal Piano di assestamento forestale, si traevano ogni anno centinaia di tronchi, che in antico scendevano la valle lungo le acque del Brembo. Il bel sentiero supera la Valle Scura per poi biforcarsi presso la Valle Rustica: tendendo a destra si continua in falsopiano oltrepassando la Val Caraina, la Costa Brusada e la Valle Domino, presso cui il sentiero lascia il posto a una strada agrosilvopastorale. Quest’ultima traversa la località Ronchi, toponimo che segnala la presenza di una pendice rimodellata, per poi volgere a Nord e raccordarsi all’asfalto della S.P. 9 (m 1.026).
Si segue per qualche metro in discesa il largo sedime per poi imboccare sulla sinistra un sentiero che cala nel bosco e in breve si unisce all’antico tracciato della Priula, lungo cui si continua verso valle alla volta di Mezzoldo.
Scaluggio e le contrade oltre Brembo
Attraversata nuovamente la provinciale si è in breve al bivio per la contrada Scaluggio (crocifisso ligneo), che raggiungiamo seguendo verso sinistra l’antica mulattiera e poi l’asfalto della vecchia comunale.
Una fontana con abbeveratoio e un portico indicano la strada per l’omonima località sita sull’altro lato della valle, in comune di Piazzatorre, cui oggi come un tempo il borgo mezzoldino è collegato con un ponte, ricostruito dopo l’alluvione del 1987.
Proprio qui gli sconvolgimenti provocati da quell’evento calamitoso portarono alla luce numerosi scarti legati alla fusione del ferro che, unitamente al rinvenimento di aree carbonili inusitatamente vaste, qui come a Ponte dell’Acqua, e alla presenza di un maglio nella località Fucine, attestano l’antica tradizione siderurgica e mineraria dell’area, di cui fanno memoria anche le citazioni notarili seicentesche.
Lasciando sulla sinistra il ponte si prende la stradella sterrata (cancello con passaggio pedonale) che scende fiancheggiando il Brembo, prima sulla destra idrografica e poi, oltre un facile guado, sulla sinistra.
Tra i prati e le baite della località Piazzi (Piazz) si giunge sin quasi al ponte che mena nuovamente sul lato destro della valle: senza raggiungerlo si prende a sinistra un sentiero che sale a una grande baita per poi continuare in piano verso Sud e scavalcare la Valle del Loch (ponticello).
Al bivio immediatamente successivo si prende a sinistra, sempre in piano, sino a raggiungere la località Palera, donde su mulattiera e poi su carrabile si cala sul fondovalle raggiungendo infine il sedime della S.P. 9, nuovamente sulla riva destra del Brembo (m 822).
Ritorno al Municipio, lungo l’antica Priula
Proseguendo in direzione del centro di Mezzoldo si rimonta per circa 150 metri la provinciale, sino a incrociare la Strada Priula.
Lasciando sulla sinistra la sagoma della Parrocchiale di S. Giovanni Battista, fondata intorno al 1470 sopra un preminente e isolato dosso, si sale verso Nord-Ovest toccando la Chiesetta di S. Rocco, edificata dopo la pestilenza del 1630, e infine culminando sulla provinciale, esattamente dinnanzi alla cosiddetta Dogana Veneta. Il massiccio edificio, che reca sul fronte lo stemma della famiglia Lazzarini Bonetti e un affresco devozionale (Madonna del Rosario e i santi Giovanni e Lazzaro), non fu in realtà una vera dogana ma semplicemente il luogo ove i viandanti pagavano un contributo per la manutenzione dell’antica strada brembana.
Fonte: Stefano D’Adda, Marco Dusatti, 2015 – Agricoltura e Mestieri della tradizione, guide di Altobrembo – Volume II